La provocazione di Umberto Eco: e se le librerie diventassero i nuovi, ormai unici, veri luoghi di aggregazione?
[Questo testo è un estratto dall’intervento di Umberto Eco alla Scuola Librai Umberto e Elisabetta Mauri nel 2013, contenuto in I libri anticipano l’eternità, Edizione fuori commercio a cura di Garzanti S.r.l., Milano 2017]
So benissimo che ogni libraio organizza delle presentazioni, ma credo che lo si consideri – sia da parte del librario, sia da parte dell'editore – una specie di attività laterale marginale.
Io sono qui invece questa sera a chiedermi se in una società in cui ormai mancano i club, le sedi rionali, i partiti, gli oratori, quello che volete voi – ma i luoghi di aggregazione sociale che una volta esistevano e che adesso non esistono più, anche perché la gente comunica con il telefonino e attraverso internet –, ecco mi chiedo se le librerie non debbano diventare proprio gli elementi di un tessuto di comunicazione faccia a faccia, in un’epoca di comunicazione virtuale intensa, intensiva, continua.
Naturalmente non solo gli editori dovranno collaborare, la cosa dovrà essere affidata alla buona volontà o all'iniziativa dei librai e a tante altre forme di istanza sociale, ma proviamo a immaginare che la libreria diventi questo luogo di attività culturale di continua illuminazione di coscienze, in cui tra l'altro si vendono anche libri.
A parte il fatto che tutti voi avete avuto l'esperienza che, durante la presentazione interessanti in una libreria, anche mettendo in conto quei 5 o 6 volumi che vengono rubati per la confusione, un po' di libri in più, forse, si vendono.